Le terme di Tivoli
Siamo fatti di acqua per il 60-65% del peso corporeo, ed il rapporto che abbiamo con essa è molto importante per un buon equilibrio psicofisico. Non a caso la civiltà romana si basava sui rapporti politici-sociali che si sviluppavano nelle terme, che erano utilizzate sia per la cura e l’igiene del corpo sia per stringere patti e fare affari immersi in bagni caldi e statue classiche. Questo perché l’acqua, che ha una forte azione calmante, predispone gli uomini ad essere più saggi e riflessivi, favorendo lo sviluppo di relazioni sociali. Tutto ciò era già noto agli antichi romani, tant’è che l’arch. Marco Vispanio Agrippa, intorno al 20 A.C., cominciò a costruire favolose terme pubbliche immerse nel verde di lussureggianti parchi.
Lago della Regina
Tra i due laghi solfurei tiburtini, quello della Regina è il più ampio, ma meno profondo
Tivoli deve molto della sua fortuna al fatto di essere una città ricca di acqua. Una caratteristica questa che ha reso possibile le sue terre fertili, le antiche ville romane, la rinascimentale Villa D’Este e le grandi “Terme di Roma”. Infatti, oltre a godere del passaggio di ben 4 acquedotti romani ed avere il fiume Aniene che scorre tumultuoso nella sua valle, possiede due sorgenti termali denominati rispettivamente "Lago Regina", largo 150 mt e profondo 39, e "Lago Colonnelle", largo 50 mt. e profondo 70, da cui scaturiscono da millenni ben 3000 litri di acqua sulfurea al secondo. Un’acqua che grazie al residuo di un’antica attività vulcanica, fuoriesce ricca di zolfo alla temperatura costante di 23 gradi centigradi. L’impressionante mole d’acqua sulfurea rende di fatto Tivoli, una delle città termali tra le più importanti d’Italia. Le acque solfuree tiburtine erano ben conosciute agli antichi romani che le chiamavano “Acque Albule”, per via del loro colore biancastro dovuto alla forte pressione con cui fuoriescono dalle sorgenti. Una volta in superficie, queste liberano i gas di anidride carbonica e di idrogeno solforato disciolti in essa, rendendo l’acqua sulfurea bianca e con il caratteristico odore di uova “marce”.
Grazie all’alto contenuto in zolfo, potente antibatterico e buon
antinfiammatorio, hanno un notevole effetto curativo, disinfettante e cicatrizzante già noto all’epoca dell’antica Roma, tant'è che venivano definite "Acquae Sanctissimae" e dedicate perciò alla Dea Igea. Infatti Plino il Vecchio raccontava che i soldati feriti in guerra erano trasportati ai bagni di Tivoli per favorirne la guarigione.
Il medico Archigene da Apamea le aveva sperimentate efficacemente anche nella cura delle infezioni dell’apparato digerente, e Virgilio ne decantava le virtù nell’Eneide.
Terme di Cesare Augusto
Tra Le antiche terme di Cesare Augusto erano posizionate vicino al lago della Regina, dove insistono ancora i suoi resti
Per questo motivo molti dei più ricchi e potenti romani si facevano riempire le proprie vasche e piscine termali con la preziosa acqua sulfurea. Tra questi vi era Nerone che volle terme di acque albule di Tivoli nella sua Domus Aurea. Prima di lui Cesare Augusto fece costruire dall’architetto
Menenio Agrippa (Agrippa Menenius Lanatus †493 a.c.) delle terme di acqua sulfurea, proprio vicino le sorgenti tiburtine. Di queste terme, purtroppo, oggi ne rimangono solo alcune rovine. Anche l'Imperatore Adriano amava molto le terme e nella sua villa ai piedi di Tivoli ne aveva fatte costruire almeno tre: le “Grandi Terme”, le “Piccole Terme” e le “Terme con Heliocaminus”. Quest’ultima oltre a sfruttare il tradizionale riscaldamento del pavimento e dell’acqua, usava anche un ingegnoso sistema per immettere nell’edificio termale il vapore acqueo necessario per le saune. Anche lui, per queste terme e le piscine, utilizzò spesso acqua sulfurea traendola da canali molto vicini alla sua residenza. A seguito delle invasioni barbariche, i romani persero la sana pratica delle terme, e le carenze igieniche che ne derivarono favorirono lo sviluppo di malattie e pestilenze.
Bisognerà attendere il XVI secolo perché torni di moda l’uso delle terme, e nel 1500 i nuovi ricchi signori ricominciavano ad avvalersi delle cure termali. Tra questi, a Tivoli, spicca la figura del Cardinale Ippolito II° D’Este, il quale, diventato governatore di Tivoli, non si fece sfuggire l’occasione di frequentare le terme tiburtine,
avviando opere di ristrutturazione e sistemazione delle acque di scarico dei
due laghi solfurei, costruendo il canale ancora oggi esistente.
Terme di Roma
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Il medico-filosofo Andrea Bacci che aveva in cura Sisto V, riprese a divulgare
gli effetti benefici delle acque albule assieme ad Antonio Del Re ed a
Giovanni Maria Zappi. Il 19 marzo 1863, grazie alla concessione di sfruttamento perpetuo delle acque concessa da papa Pio IX ai tiburtini, nacquero le terme di Bagni di Tivoli, uno dei complessi termali più grandi d’Italia. La fama di queste “acque curative” giunse grazie agli studi condotti dai medici Galassi e Baccelli, che misero in giusto risalto l’azione antibatterica dello zolfo, nelle cure dell’apparato respiratorio, e nel trattamento delle micosi della pelle. Notevole interesse suscita il trattato sulle capacità curative delle acque termali di Tivoli scritto dal dottor A. Cappello nel 1837 intitolato “Ragionamento dei Bagni minerali presso Tivoli”
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