ORIGINI VILLA GREGORIANA









Origini della "Villa Gregoriana"

Le origini di Villa Gregoriana si perdono nella notte dei tempi. Si tratta della grande bellezza creata in buona parte dal fenomeno carsico, in cui le rocce vengono scavate, scolpite e modellate dall'acqua. In questo parco naturale l'acqua che ha scavato, inciso e scolpito le roccie calcare di Tivoli è quella del poderoso fiume Aniene Originariamente, infatti, la "villa" era il letto del poderoso Aniene il quale, essendo dotato di un’impressionante energia vitale dovuta all’eccezionale portata d’acqua del fiume, dopo alcuni millenni di lavoro sulla roccia calcarea e carsica del terreno circostante, ha realizzato questa meravigliosa scultura della natura con bellissime grotte e suggestivi scorci. Inoltre il clima, particolarmente mite ed umido, ha favorito lo sviluppo di numerose specie vegetali, che ancor oggi caratterizzano la "Villa" intitolata a papa Gregorio XVI° (Albero Cappellari).
Le fattezze di risultato, dovuto appunto al lavoro dell’eccezionale scultrice e modellatrice qual é la natura, è stato possibile grazie al prodigioso intervento di Clemente Folchi, famoso archeologo, architetto e dal 1817 ingegnere della sacra congregazione delle Acque il quale, dietro incarico di Pio VIII, ideò la deviazione delle acque del fiume che straripando nella piena del 16 novembre 1826, provocarono la morte di molti cittadini e la distruzione in una ampia zona della città antica.

La vecchia cascata di Tivoli La Cascata prima della piena
Le fattezze di risultato, dovuto appunto al lavoro dell’eccezionale scultrice e modellatrice qual é la natura, è stato possibile grazie al prodigioso intervento di Clemente Folchi, famoso archeologo, architetto e dal 1817 ingegnere della sacra congregazione delle Acque il quale, dietro incarico di Pio VIII, ideò la deviazione delle acque del fiume che straripando nella piena del 16 novembre 1826, provocarono la morte di molti cittadini e la distruzione in una ampia zona della città antica.

incisione del 16 novembre 1826 di tivoli La cascata dopo la piena
Il progetto fu approvato dal successore di Pio VIII, il pontefice Greogorio XVI, che oltre a realizzare la deviazione del fiume, fece costruire l'omonimo ponte che mette in comunicazione due importanti piazze (piazzale Massimo e piazza Rivarola) e attraversa tutt’oggi l'antico letto del fiume usato come braccio di sfogo dell’Aniene durante le piene, ormai sempre più rare per via dell’eccessivo sfruttamento delle acque del fiume (irrigazioni,elettricità ecc…)

incisione del 16 novembre 1826 di tivoli Il ponte "San Rocco"

I lavori che iniziarono nell'agosto del 1832, si conclusero solo tre anni dopo, nell’ottobre del 1835.

incisione del 16 novembre 1826 di tivoli Lo sbocco dei due canali
Il fiume fu convogliato all'interno del monte Catillo attraverso un doppio tunnel di 270 metri realizzato da Clemente Folchi per commissione di papa Gregorio XVI in due anni, per porre fine alle periodiche inondazioni del tumultuoso fiume, alla fine del quale l’Aniene salta tutt’oggi di oltre 120 metri creando la spettacolare cascata, tra le più alte d'Italia,